Vegetarismo come evoluzione sociale… allorché il cristianesimo rinuncia alla sua funzione etica e morale in funzione dell’interesse materiale…
Nella vita, come il fratello maggiore ha il dovere di aiutare e tutelare il minore, chi ha maggiori possibilità ha il dovere civile, morale e spirituale di tendere la mano al bisognoso, al più debole, all’indifeso, all’innocente.
Solo in questo si manifesta la legge dell’amore e della condivisione annunciata da Gesù e dai grandi mistici di ogni tempo e paese, senza peccare di orgoglio e senza fare della posizione di vantaggio uno strumento di sfruttamento e di sottomissione.
Secondo le Scritture Dio per mezzo dei profeti, in Genesi 2, 25, dà all’uomo il compito di tutelare la natura: “Il Signore Iddio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse”; poi Gen. 2,18 per evitare che l’uomo peccasse di orgoglio attribuendo a se stesso dannose prerogative, afferma la somiglianza tra gli uomini e gli animali “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile. Allora Il Signore Iddio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e le condusse all’uomo per vedere come le avrebbe chiamate.”
In questo contesto viene usata la parola BARA’, cioè creazione diretta sia per l’uomo che per gli animali e la parola NEFESCH per indicare l’unico spirito infuso sia negli uomini che negli animali. E prescrive precisi codici di comportamento dell’uomo nei confronti dei suoi compagni di viaggio:“Il giusto ha cura del suo bestiame” (Prv: 12,10); “Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo” (Es: 23,5), e raccomanda:“Non devi arare con un bue ed un asino aggiogati insieme”Dt: 22,10; poi per evidenziare la preziosità e l’importanza della presenza e del valore degli animali nella vita dell’uomo, Dio si serve di molti animali come messaggeri della sua parola; come l’asina di Balaam (Num. 22,22), i corvi di Elia (1 Re 17,2), la balena di Giona, la colomba dell’Arca, dello Spirito Santo nel battesimo di Gesù, i leoni nella fossa di Daniele, il cane di Tobia, l’asinello del giorno delle Palme, l’agnello di Dio di cui parla Giovanni con riferimento a Gesù.
Inoltre Dio chiede rispetto della fatica degli animali che accomuna alle fatiche dell’uomo e in Es: 23,12 prescrive: “Per sei giorni farai i tuoi lavori ma nel settimo giorno farai riposo perché possano godere quiete il tuo bue, il tuo asino ed ognuna delle tue bestie”, e per bocca del profeta in Lv: 24,18 annuncia una dura punizione verso coloro che causano violenza agli animali: “Colui che percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita”. Dio non solo chiede rispetto per gli animali ma, straordinariamente, anche per le piante: “Quando cingerai d’assedio una città non ne distruggerai gli alberi colpendoli con la scure. L’albero della campagna è forse un uomo per essere coinvolto nell’assedio?” (Dt: 20,19), perché “La misericordia dell’uomo riguarda il prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente” (Sr: 18,12); con ogni creatura infatti Dio ha stabilito un’alleanza: “In quel tempo farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo” (Os. 2,20), perché come afferma in Salmi 50: 10-13: “Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli del cielo e ciò che si muove nella campagna… Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri?”. Non solo, ma Dio si addolora della sofferenza degli animali a causa dell’uomo e per bocca del profeta dice: “Per la malvagità dei suoi abitanti le fiere e gli uccelli periscono” (Gr: 12,4) e dà un preciso comando al profeta a tutelare le sue creature simile al comando che diede in Genesi ad Adamo: “Pasci quelle pecore da macello, che i compratori sgozzano impunemente e i venditori dicono: Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito, e i pastori non se ne curano affatto. Neppur io perdonerò agli abitanti del paese” oracolo del Signore Ecco, io abbandonerò gli uomini l’uno contro l’altro, l’uno in balia dell’altro, non mi curerò di liberarli” (Zc:11,4-6).
Se nel Vecchio Testamento vi sono delle prescrizioni intese a tutelare in qualche modo gli animali, nel Nuovo, inteso dal cristianesimo come perfezionamento dell’Antico, non vi è traccia nè alcun richiamo a tali precetti. Da ciò se ne deduce che il rispetto per gli animali è considerata dal mondo cristiano una prescrizione da superare non da attuare e ampliare. Il fatto che Gesù, stando ai testi canonici, non si sia mai espresso in tal senso, porta a due conclusioni: o Gesù non era sensibile al dolore degli animali o i testi evangelici sono stati manomessi. Ma io credo fermamente che Gesù fosse un uomo coerente e ritengo valida la seconda ipotesi, come confermano i vangeli apocrifi.
Franco Libero Manco